RITO SIMBOLICO ITALIANO 

ARCHIVIO


Virgilio Gaito
IL RITO SIMBOLICO ITALIANO NELLA COMUNIONE DI PALAZZO GIUSTINIANI: PASSATO, PRESENTE, FUTURO
1992

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IL RITO SIMBOLICO ITALIANO NELLA COMUNIONE DI PALAZZO GIUSTINIANI: PASSATO, PRESENTE, FUTURO


La storia del Rito Simbolico Italiano si identifica per gran parte con quella del Grande Oriente d'Italia del quale può, con legittimo orgoglio, proclamarsi il lungimirante creatore e l'attuale geloso difensore.
Se infatti oggi il Grande Oriente d'Italia è riconosciuto pressoché in tutto il mondo dalle altre Potenze Massoniche, ciò è dovuto anche alla sua indipendenza dai Corpi Rituali e da altre Potenze Massoniche conseguita nel secolo scorso e riaffermata nell'attuale.
La posizione del Rito Simbolico Italiano in seno alla Massoneria Italiana è indissolubilmente legata al sorgere e all'affermarsi della Libera Muratoria nel nostro Paese.
Nel 1859 non esisteva in Italia una Comunione Massonica nazionale.
A somiglianza di quella che era la situazione politica delle varie regioni, quali ancora soggette a dominazione straniera, anche nel campo massonico vi era disparità di Logge appartenenti a vari Riti e dipendenti, in maggioranza, dai Supremi Consigli di Francia e di altri Paesi.
Direttamente ispirato dai principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, il sentimento unitario era stato vigorosamente propugnato anche a costo della vita dai nostri Fratelli, ma, ad onta della loro carica ideale, le loro manifestazioni, anche nel campo profano, rimanevano autonome e risentivano della mancanza di un indirizzo comune, di un potere centrale coordinatore, a carattere nazionale, che desse effettivamente la dimostrazione del raggiungimento dell'unità nel nostro campo e costituisse buon auspicio per la riunione di tutti gli italiani in uno Stato indipendente.
Di questo diffuso stato d'animo, all'indomani della fortunata guerra dei 1859, si rese interprete un gruppo di massoni piemontesi che decise di fondare a Torino l'8.10.1859 la R.L. "AUSONIA", prettamente italiana, che ebbe a fondatori: il colonnello dell'Esercito Livio Zambeccari, lo stenografo della Camera dei Deputati Filippo Delpino, l'Avvocato Carlo Flori, il medico Anfossi, il Professore universitario celestino Peroglio, l'operaio litografo Cordey, i commercianti Giuseppe Tolini e Vittorio Murano. Vi aderirono subito alcuni fratelli di cui non occorre indicare la professione: Costantino Nigra, il deputato Giuseppe La Farina, il ministro Cordova, il martire ungherese Luigi Kossuth, Stefano Türr, Carlo Michele Buscalioni e, con loro, molti altri noti patrioti.
La Loggia "Ausonia" praticava il rito primitivo ispirato direttamente alle Costituzioni di Anderson per distinguersi dalle altre Logge dipendenti dai supremi Consigli stranieri. Lo scopo evidente degli affiliati all'Ausonia era quello della costituzione di una Gran Loggia Nazionale completamente staccata dall'influenza francese e da ogni altra Obbedienza estera.
Favorita dal genio politico di Cavour, al quale tali Fratelli guardavano come al personaggio più idoneo a realizzare le aspirazioni nazionali, il 20 dicembre 1859 la L. Ausonia si costituiva in Grande Oriente Italiano sotto la Gran Maestranza provvisoria del suo Venerabile, l'ottuagenario Filippo Delpino.
Fu ad un tempo un'idea politica, che ci affrancò da ogni dipendenza da Riti o Potenze straniere, e un'idea iniziatica che riportava la Massoneria alle Costituzioni di Anderson che conoscono ed ammettono una sola gerarchia iniziatica: quella dell'Apprendista, del Compagno d'Arte e del Maestro Libero Muratore. La Massoneria Italiana tornava dunque nell'alveo della tradizione seguita da quasi tutte le altre Comunioni Nazionali allora come oggi adottando il Rito primitivo, cioè il Simbolico, che riconosce i primi tre gradi detti appunto simbolici perché raccolgono tutti i simboli fondamentali della Massoneria Universale.
Ma ìl Rito scozzese, ancora strettamente legato alla Francia, non vide di buon occhio la limitazione nei riconoscimento degli altri gradi e si batté strenuamente per l'aggiunta ai primi tre gradi simbolici di tutta la gerarchia scozzese. Il che veniva a vanificare gli sforzi ed i sacrifici dei fondatori della L. Ausonia.
Allo scopo di difendere il Grande Oriente Italiano dalla ingerenza dei Riti, alcune Logge di Rito Simbolico piemontesi e liguri si strinsero intorno alla gloriosa "Ausonia" e si organizzarono alla obbedienza di un Gran Consiglio Simbolico sorto nel luglio 1861 a Milano. Più tardi esse giunsero all'Assemblea Costituente Massonica del 26 dicembre 1861 tenutasi a Torino; in tale assise fu eletto Gran Maestro Costantino Nigra ed approvata la Dichiarazione dei Principi dei Rito che ancora oggi forma parte integrante del nostro Statuto del quale costituisce la premessa.
Intanto i Supremi Consigli Scozzesi di Torino, Napoli, Palermo non vollero aderire ai principi adottati dal Grande Oriente Italiano e si fecero nel 1862 promotori di una nuova Costituente, che si riunì in Firenze il 22 marzo 1864 e nella quale intervennero le numerose Logge e le Camere Superiori di Rito Scozzese.
Il Grande Oriente Italiano, per arrivare alla unificazione delle forze massoniche in Italia, si presentava, con le Logge dipendenti, a questa Assemblea e deponeva in massa i poteri di organo dirigente. L'assemblea proclamava la libertà ed uguaglianza dei Riti, costituendo, come potenza federata, il Grande Oriente d'Italia, formato dai rappresentanti dei due Riti ed eleggeva a Gran Maestro Giuseppe Garibaldi.
Dopo varie assemblee, quella del 23 maggio 1874 in Roma approvò le Costituzioni Generali dell'ordine che confermarono l'alleanza dei due Riti nella Comunione, retta da un governo unico.
Il 15-16 giugno 1876 si riuniva in Milano il Congresso del Rito Simbolico che aggiungeva alla propria denominazione l'attributo di Italiano.
Si arriva così alla Costituente del 26 aprile 1879 in Roma, che è seguita da un avvenimento importante, e cioè la costituzione della SERENISSIMA GRAN LOGGIA DI RITO SIMBOLICO ITALIANO, la quale veniva subito riconosciuta dal Grande Oriente con tav. n. 192 del 25 maggio,1879 ed in cui - leggo le parole del testo - "si plaudiva all'avvenimento ed al Rito, che aveva reso così segnalati servigi alla Massoneria Nazionale".
Come ricorda Ottorino Maggiore (nel suo opuscolo "Il Rito Simbolico nella Comunione Italiana"), "quanto scriveva allora il Grande Oriente corrispondeva alla realtà storica, perchè l'antico Grande Oriente Italiano, che era l'espressione del Rito Simbolico ed unica potenza massonica, legalmente esistente in Italia fino al 1864, aveva dimostrato solennemente di rinunziare ai propri interessi rituali, pur di costituire con le forze scozzesi l'unità della Massoneria Italiana, che doveva esser augurio ed esempio per la unificazione della Patria.
"La proclamata libertà dei Riti e la loro federazione nella Comunione Italiana, sotto il governo del Grande Oriente, poneva però la Massoneria Italiana in una situazione del tutto speciale di fronte alle altre Comunioni.
"Infatti la quasi totalità dei Liberi Muratori del mondo segue il sistema dei Landmarks, e cioè le Logge dei primi tre gradi sono rette da un Grande Maestro, nominato dai Maestri di Loggia, senza ingerenza alcuna di Riti, né di alti gradi, ritenuti espressione di ordini cavallereschi, religiosi e filosofici e che sostanzialmente non sono che sviluppi dei primi tre gradi.
"In armonia a questi principi basilari infatti, in ogni Nazione i Liberi Muratori si raccolgono intorno ad una autorità centrale detta Gran Loggia, che è la Assemblea generale dei delegati dei Maestri dì Loggia. Le Grandi Logge, hanno sempre conferito, riconosciuto, amministrato e governato i soli tre gradi di APPRENDISTA ISCRITTO, COMPAGNO DELL'ARTE e MAESTRO MURATORE.
"I corpi ad alti gradi hanno dovunque riconosciuto questa prerogativa e si sono sempre astenuti dal far ciò che era di competenza delle Gran Logge, sotto pena di espulsione dall'Ordine.
"In Italia invece, secondo le Costituzioni del 1874, il Grande Oriente, pur avendo formalmente il governo delle Logge dei primi tre gradi, risultava nella sua composizione organica, come delegato dai Corpi Rituali.
"E questa anomala situazione si ebbe in Italia fino al 1920 quando il Rito Simbolico e il Rito Scozzese Antico ed Accettato rinunciarono alla sovranità sulle Logge alle loro rispettive Obbedienze in favore del Grande Oriente d'Italia che, così con le Costituzioni del 1920, assunse definitiva regolarità anche sul piano internazionale."
In conseguenza di tale evento furono costituite le Camere di Maestro Architetto che ripetettero, nella loro funzione, l'unione dei Fratelli Maestri di Rito Simbolico Italiano appartenenti a tutte le Logge della Valle.
Da allora il Rito Simbolico Italiano, con alterne vicende, seguitò a rappresentare la sentinella vigile e intransigente dell'Ordine, assicurandone l'indipendenza dei Riti e garantendo così i riconoscimenti da parte delle Potenze massoniche di altri Paesi.

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Delineata l'origine e la funzione in seno alla Comunione Italiana del Rito Simbolico, possiamo affermare che questo Rito assolve un compito di avanguardia in un mondo che tende sempre di più all'Unione e alla luce.
Esso dal 1861 ispira e modella la sua azione ai Cinque Punti della Fratellanza contenuti nella Dichiarazione dei Principi.
Il primo di essi dà una definizione della Società dei Liberi Muratori: essa è una "unione di uomini Liberi e di buoni costumi, affratellati da sentimenti di mutua stima e di amicizia, e diretti da principi velati da simboli ed illustrati da allegorie. Gli insegnamenti di questi principi e l'educazione particolare che ne scaturisce vengono compiuti nelle Logge con lo studio degli emblemi, delle Tradizioni e con la pratica delle Cerimonie proprie dell'Arte Reale". Lo scopo del Rito Simbolico è dunque quello di formare gli uomini per il mondo di oggi e di domani: cittadini coscienti ed onesti per la Patria unita, libera, indipendente: un popolo operoso e severamente educato da mettere a servizio della Umanità, in una Comunione di popoli, liberi, sovrani e fraternamente uniti secondo i principi della Universale Massoneria.
Per questo, fedele ad uno spirito pratico e concretamente operativo, il Rito Simbolico, alle piramidali costruzioni che, diluendo il pensiero, aumentano i gradi e, con essi, debolezze e delusioni, preferisce la forma tetragona di base che la sapienza antica poneva a simbolo della conoscenza.
Sicché il Rito Simbolico presume il raggiungimento della perfezione massonica con l'attribuzione del grado di Maestro, ma, pur non imponendo metodiche particolari, indica come compito fondamentale dei Maestri Architetti quello di intensificare ed elevare la dottrina dei Maestri in rapporto specialmente allo studio della Simbologia Massonica e alla conoscenza di tutti gli ordinamenti a carattere iniziatico di ogni tempo e di ogni Paese; e, inoltre, di prendere l'iniziativa per l'esame di tutte le questioni di carattere morale, sociale, politico, culturale, umanitario a livello locale, nazionale o universale. Simile imponente lavoro è reso possibile da un sistema, una forma che nasce sul triangolo e si completa nello sviluppo delle Logge Azzurre, dette anche Simboliche.
Il richiamo non è a caso perché il Triangolo, oggi come ieri, è alla base di ogni conoscenza. Col triangolo si entra nei Templi per determinarne le ricorrenze e le proporzioni; col triangolo, percorrendo raggi di luce, si giunge ai limiti della materia per penetrare lo spazio e conoscere il tempo; col triangolo si scende nel nucleo scoprendo l'antimateria in una ricorrenza pitagorica che affascina e conquista. Nel Triangolo massonico, ricorrente all'interno e all'esterno della Stella a 5 punte o Pentalfa, secondo leggi naturali, i Liberi Muratori ed i simbolici in particolare, trovano la Perfezione, l'Universalità del Sistema.
Corollario di simile concezione della ricerca è la negazione di gradi ulteriori, così come la eleggibilità di qualunque Maestro Architetto alle cariche rituali e la temporaneità di queste ultime.
Il secondo punto della Fratellanza dichiara che la Libera Muratoria "riconosce e venera un Essere Supremo sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo"; ha per massime fondamentali: "Conosci te stesso", "Ama il prossimo tuo come te stesso". Il Rito Simbolico dunque non è ateo né, d'altro canto, impone un Dio personale, ma riconosce l'esistenza di un Essere perfetto, un invariante assoluto che vive in noi e fuori di noi, di cui non conosciamo ancora la natura, ma a cui si può arrivare con lo studio, l'elevazione, il perfezionamento.
E infatti prosegue il secondo Punto: "La Libera Massoneria propugna la libertà di coscienza ed il libero esame e perciò richiede a tutti i suoi adepti il rispetto delle opinioni altrui e vieta loro ogni discussione che possa turbare il lavoro e l'armonia delle Logge, le quali debbono essere un Centro permanente di Unione Fraterna tra persone buone, leali e probe, un Legame Segreto fra tutti coloro che sono animati da sincero amore per il Vero, il Bello ed il Buono".
Ed ecco definito il contenuto iniziatico del nostro Rito: al Trinomio che profondamente e socialmente si esprime nei termini: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, in questo numero perfetto di tre che è tesi, antitesi e sintesi, viene dato il significato umano di Bontà, Lealtà, Probità, di legame tra tutti coloro che sono animati da amore per la Verità, la Beltà, la Bontà.

Fissato così il programma dei lavori di Rito, il terzo Punto della Fratellanza ne chiarisce l'estensione: "La Libera Muratoria ha per scopo il perfezionamento morale dell'umanità, e per mezzo la diffusione e la pratica di una vera Filantropia; l'elevazione morale, intellettuale e materiale di tutti gli uomini ai quali Essa aspira di estendere i legami di Amore e di Solidarietà fraterni che uniscono tutti i Liberi Muratori sulla superfìcie della Terra". Il Libero Muratore ha per divisa: "Fa agli altri ciò che vorresti che da altri fosse fatto a te".
Ma tanto non basta, poiché il problema sociale è opportunamente e modernamente avvertito. Ecco infatti quanto proclama ancora il terzo Punto: "Tenendo in più gran conto i  valori morali, la Libera Muratoria non ammette privilegi di classi sociali, ed onora il Lavoro in tutte le sue forme;
riconosce in ogni Uomo il diritto di esercitare senza ostacoli e senza restrizioni le facoltà sue purché non violi quelle degli altri, e sia in armonia coi supremi interessi della Patria e dell'Umanità. Essa crede che i Diritti e i Doveri debbano essere uniformi per tutti, affinché nessuno si sottragga all'azione della Legge che li defìnisce: e che ogni uomo debba partecipare,
in ragione del proprio lavoro, al godimento dei prodotti, risultato di tutte le forze sociali poste in attività".
Simili affermazioni, in pieno secolo diciannovesimo, testimoniano della particolare lungimiranza dei Fratelli simbolici di allora, ai quali gli odierni si sentono spiritualmente legati non tanto come eredi di un messaggio affievolito dal tempo, ma come testimoni ed apostoli di un'idea che è matrice e garanzia della dignità umana e perciò universale, inalienabile, intramontabile.
A ben vedere, oggi più che mai simili idee guida potrebbero e dovrebbero aiutare questa Umanità cosi divisa, incerta e sofferente a ritrovare se stessa: basterebbe che tutti si ispirassero ad esse per scoprire il segreto della qualità della vita.
Enunciate queste direttive di azione profana, il Punto quarto ritorna al programma dei lavori per sfatare ogni possibile dogmatismo che potrebbe derivare da una definizione precisa di Bontà, Lealtà, Probità, Verità, Bellezza. Esso infatti proclama: "La Libera Muratoria non riconosce alcun limite alla ricerca del vero ed al Progresso Umano; essa ritiene che i sistemi etici, filosofici e politici non siano che delle manifestazioni dei metodi differenti, ma pur concomitanti ad uno stesso fine, della Legge Universale che presiede a tutte le sfere dell'esistenza. Perciò si interdice ogni politica di azione esterna effettuata da Essa come corpo, ma lascia ai suoi adepti ampia libertà di azione nel mondo profano, secondo la loro coscienza, sul terreno religioso, filosofico e politico senza dar loro alcuna parola d'ordine".
Ecco dunque il Rito Simbolico come scuola di vita, palestra di ricerca scevra da pregiudizi ed aperta a tutte le esperienze in un'ansia di conoscenza che trascende i limiti di tempo e di spazio per appuntarsi verso la Legge universale.
Sicché è giunto il momento della sintesi affidata al quinto Punto che definisce la Loggia, la Camera Rituale Simbolica, e lo spirito che deve animarla: "Le Logge sono i luoghi particolari dove si riuniscono i Liberi Muratori e nei quali essi apprendono ad amare ed a servire la Patria e l'esercizio della loro arte della vita; ed a pensare, a volere ed a vivere come Uomini completamente formati e padroni di sé nello spirito, contribuire con esso a perfezionare l'Umanità nella persona di ogni fratello, preparare e sostenere gli Uomini nella loro l'ascensione, tale è lo scopo dei lavori delle Logge".
Su queste basi il Rito Simbolico ha potuto esprimere, nei migliori suoi uomini, un fermento vivificatore nella comunione Massonica italiana e un'insostituibile funzione di potenziamento dell'ordine, equilibrando l'altrettanto utile e proficua opera del Rito Scozzese Antico ed Accettato, e più tardi, del Rito dell'Arco Reale e degli altri Riti oggi esistenti.
Ma tale funzione è tutt'altro che esaurita oggi così come in futuro, pur dopo l'unificazione di tutte le Logge sotto l'obbedienza del Gran Maestro.
Ancorché l'Ordine rispecchi molto da vicino programmi, metodi e strutture del Rito Simbolico, i Collegi dei Maestri Architetti a livello locale, le Logge Regionali su base più ampia e la Serenissima Gran Loggia d'Italia su base nazionale, anche per la loro formazione composita determinata dalla provenienza da varie Logge dei Maestri Architetti che ne sono membri, sono invece un crogiuolo permanente di idee e di azioni che vi nascono, maturano e fruttificano in una continua fluttuazione permettendo così un'integrazione dinamica del pensiero.
Sol che animato da buona volontà e da sana curiosità - ed il Fratello Simbolico non può non esserlo - l'Adepto del nostro Rito troverà infatti in se stesso, con l'aiuto degli altri, un'inesauribile fonte di ricerca. Lo sviluppo del terzo grado, la Leggenda di Hiram, la Morte, la Rinascita, la Vita che risorge dal sepolcro gli offriranno la chiave dell'elevazione propria e dei suoi simili, aiutato in ciò anche dagli insegnamenti della dottrina pitagorica dotata in Italia di radici tanto profonde e sentite.
La maggiore maturazione raggiunta in seno al Rito non potrà che riverberarsi beneficamente in seno alle Logge della cui proficua attività conforme ai principi basilari della Massoneria Universale il Rito Simbolico Italiano resta e resterà vigile assertore e suscitatore.
E se avrete appena un poco meditato su quanto ho cercato finora di illustrarVi, avrete necessariamente avvertito che al Simbolico si richiede un particolare stato d'animo, un modo di essere che lo diversifica e lo caratterizza rispetto a tutti gli altri Fratelli. Egli è animato da uno spirito di servizio che gli fa accettare le cariche solo se un'assemblea regolarmente costituita e democraticamente deliberante lo abbia ritenuto degno di tale distinzione, ma di questa egli non mena vanto o superbia né tende a conservarla, ma anzi è pronto in ogni momento a trasmetterla ad altri ritornando quieto tra le Colonne soddisfatto del dovere compiuto.
Il Fratello Simbolico sa infatti che non la carica esalta o migliora l'uomo ma è l'uomo, con l'apporto della sua personalità, della sua preparazione, della sua dedizione, del suo disinteresse che conferisce prestigio alla carica, di guisa che egli, conscio del mandato ricevuto e della necessità di non tradire la fiducia in lui riposta, dedica tutto se stesso al bene del Rito, della Massoneria e dell'Umanità che per lui sono una serie di cerchi concentrici che senza fine si allargano e tornano a sovrapporsi come le onde riflesse dalle sponde di un bacino.
Del resto non si può essere che così se si assimilano appieno i principi essenziali del Rito Simbolico Italiano per il quale il grado di Maestro presume il raggiungimento della Perfezione Massonica, la Sovranità Massonica risiede esclusivamente nel popolo dei Maestri Liberi Muratori e gli uffici rituali sono tutti elettivi e temporanei.
Di qui la necessità di selezionare rigorosamente i candidati così come precisa del resto la tradizione pitagorica alla quale il nostro Rito si ispira. Ricordava il Fr. Brunelli in un articolo pubblicato sulla nostra rivista l'"Acacia", che Pitagora insisteva su una specie di questionario che, per la sua validità e perenne attualità, dovrebbe essere adottato in tutte le Logge: Quale era la condotta del Candidato? Come trattava i suoi subordinati? Come si comportava con gli amici? Quale era il suo comportamento con i suoi superiori? E verso i suoi pari? Amava i suoi parenti? Sapeva mantenere il segreto? Quali erano le sue manie? Non era troppo espansivo? Quali erano le sue abitudini? Chi frequentava? Come reagiva ad un rimprovero? E ad una lode? Ad una prova? Obbediva facilmente? Era modesto? Era perseverante? Era disinteressato? Cercava la verità? Aveva carattere? Sapeva far valere la sua personalità?
Non abbiamo l'ambizione di essere i migliori ma cerchiamo di privilegiare la qualità rispetto alla quantità: è questo il metodo che ci consente di praticare uno spirito di reale solidarietà e collaborazione così che l'eletto, dal Presidente di un Collegio Maestri Architetti al Presidente del Rito, è e si sente primus inter pares, la carica non essendo altro che il riconoscimento di un autorità morale che proprio per il significato del latino augere, da cui auctoritas, vuol dire accrescimento della, conoscenza di noi stessi e degli altri e, pertanto, conquista di maggior prestigio e rispetto.
Da più parti ci viene chiesto e quasi rimproverato come mai il nostro Rito neghi ai suoi adepti l'adesione ad altri Riti, mentre è prassi internazionale costante che un Massone possa ricercare la sua via anche in più Riti, considerati scuole di affinamento ed iniziazione.
Rispondiamo anzitutto che il nostro Rito non riconosce iniziazioni superiori a quella del terzo grado massonico, sicché il Maestro Libero Muratore, che promette di seguire le direttive del Rito, diviene Maestro Architetto e cioè il costruttore che, alle tendenze dell'arte, unisce le trovate della scienza per un'opera altrettanto utile quanto bella. Il Maestro Architetto è il Nuovo Maestro, che, nato dal sacrificio di Hiram, si proietta con l'Acacia quasi a significare che dalla morte nasce la vita e dalla vita la morte in un divenire che non ha limiti, in una verità che non ha ombre. Come depositario della Scienza oltre che dell'Arte, il Maestro Architetto possiede tutti i mezzi per cercare la verità nell'esistenza e farne oggetto di umano progresso.
In secondo luogo, possiamo affermare che il tempo ha di fatto superato talune nozioni che una volta erano a base dell'iniziazione. L'acqua, l'aria, la terra, il fuoco sono ormai dei simboli riconosciuti dell'unità della forza creatrice e non più degli elementi primordiali o semplici su cui costruire una scienza moderna degna di questo nome. Del pari alla filosofia illuministica e razionalistica, o a qualsiasi altra filosofia, si sono aggiunti anche molti altri metodi di scienza speculativa che rivoluzionano tutte le conoscenze di un tempo.
Perciò, allo stesso modo in cui la tecnica scientifica è tesa alla scoperta di nuovi mondi, appaiono e si sviluppano i prodromi di ricerca di una Dimensione Umana fra lo spirituale e il fisico, che deve essere esplorata senza limitazione di sistemi o di scuole. I concetti dì materialismo e di spiritualismo non sono più, anch'essi, due modi antitetici di vedere il mondo e quindi ben si comprende come, in una libera palestra spirituale, quale vuole essere il Rito Simbolico Italiano, non si possa accettare la regola, e forse la remora, di un qualsiasi sistema, essendo tutti noi ben convinti che una visione globale delle problematiche del macro e del microcosmo, inscindibilmente connesse come teorizzò Pitagora e la Scuola Italica alla quale ci ispiriamo, debba presiedere ad ogni ricerca soprattutto a quella all'interno del nostro Io. In terzo luogo l'assoluta democraticità del nostro Rito impedisce l'acquisizione di qualsiasi preminenza di grado che non esiste né può esistere, e neppure di un'influenza maggiore sugli altri Fratelli. Lo stesso
presidente, il cui mandato è, come gli altri uffici, elettivo e temporaneo, non saprebbe impartire direttive o disposizioni che non gli siano state dettate dai Fratelli Maestri Architetti tutti, attraverso i loro organi rappresentativi.
Ecco perché il nostro Rito si distingue dagli altri e al tempo stesso ne riconosce l'importanza e la necessità anche come più congeniali vie per la realizzazione del diverso modo di essere di ciascun Fratello.
E' questo anche il motivo per cui il nostro Rito ha sempre proclamato e difeso l'assoluta indipendenza dei Riti dall'Ordine vigilando, come attenta sentinella, che non si verificassero mai interferenze dannose alla serenità e all'operosità della Famiglia Massonica Italiana nell'ambito della Massoneria Universale.
Nella storia della nostra Comunione massonica il Rito Simbolico Italiano può rivendicare a merito del suo Presidente Giuseppe Meoni, e Gran Maestro Aggiunto dell'Ordine, pur crudelmente perseguitato dal Regime, il non aver dispensato i Fratelli dall'obbedienza al Grande Oriente d'Italia pur dopo l'invio al confino di Lipari e di Ponza del Gran Maestro Domizio Torrigiani e la legge fascista di scioglimento della Massoneria, così che, dopo la liberazione d'Italia, fu possibile la ripresa dei lavori semplicemente sospesi per i tragici eventi che insanguinarono la nostra Patria.
Ed accanto a lui vanno ricordarti alla Presidenza del nostro Rito Uomini di cui non ho bisogno di ricordare l'importanza, quali Pirro Aporti, Costantino Nigra e Nunzio Nasi. Essi hanno legato i loro nomi anche a vicende della storia patria come esempio di probità, di personificazione dei nostri ideali sposati ed attuati, come fu per Giuseppe Meoni, fino al sacrifico della vita.
La loro eredità morale è conforto e monito ad un tempo. Ed essa ha prodotto copiosi frutti nel dopoguerra grazie all'opera infaticabile di Renato Passardi che, per quasi un ventennio, mise a disposizione del nostro Rito una carica di vitalità, di volontà, di affetto quasi viscerale. Alla sua ricca e battagliera personalità, che poteva sintetizzarsi nel motto "tutti per uno, uno per tutti", da Lui ripetuto come leit motiv del suo modo di essere, si deve la ricostruzione del nostro Rito in un'Italia in faticosa ma sicura ripresa.
Ma, accanto a Lui, fin dai tempi dell'esilio in svizzera, che lì accomunò nella difesa degli ideali di libertà e di democrazia, si delineò presto la figura, a me - Maestro di vita e di perfezione - e a tanti di Voi particolarmente cara, di Roberto Ascarelli che arricchì l'irruenza romagnola di Passardi con l'accorta sagacia del professionista di vaglia non disgiunta da una cultura umanistica di rara vastità e profondità.
Simili doti, conformemente ad una tradizione di leale e costante collaborazione del nostro Rito con l'Ordine, furono poste a disposizione delle Gran Maestranze Cipollone e Gamberini, durante le quali Roberto Ascarelli, nell'osservanza da parte del popolo massonico, di quell'antico patto tra gentiluomini che prevedeva la presenza di un Fratello simbolico nella Gran Maestranza, ricoprì degnissimamente la carica di Gran Maestro Aggiunto contribuendo in modo eccellente al potenziamento dell'Ordine in Italia e nei rapporti con le altre Potenze massoniche mondiali svolgendo opera determinante nell'ottenimento del riconoscimento da parte della Gran Loggia Madre d'Inghilterra, annunciato poi con grande esultanza da Lino Salvini, poco tempo dopo la sua prima elezione a Gran Maestro.
In quel periodo la Presidenza del Rito fu affidata prima al fiorentino Mauro Mugnai e poi al milanese Aldo Sinigaglia che contribuirono ad accreditare sempre più la nostra immagine nel
mondo massonico. Al vertice del nostro Rito successe, purtroppo per pochi mesi, lo stesso Roberto Ascarelli, prematuramente scomparso, eppure non così presto da non lasciare uno straordinario programma di azione che è stato continuato da uomini come Massimo Maggiore, erede di una tradizione familiare illuminata da quel grandissimo Massone che fu Ottorino Maggiore, e profondo conoscitore egli stesso della nostra Istituzione, del Rito, delle tradizioni massoniche universali; e, dopo di lui, da Stefano Lombardi, la cui ricchezza di umanità e l'invidiabile saggezza anche nei momenti più difficili lo hanno reso degno quanto altri mai dell'attribuzione di "Serenissimo" come di qualcosa di connaturato e incancellabile.
Parlare di Stefano Lombardi mi riempie di commozione indicibile, ma voglio qui testimoniare a tutti che, senza il Suo sostegno, il Suo saggio consiglio, il Suo profondo affetto, ben poco avrei potuto operare a beneficio del Rito Simbolico Italiano quando nel marzo 1982 raccolsi da Lui un testimone tanto prezioso quanto delicato.
Anche allora - la storia si ripete fatalmente - eravamo nell'occhio del ciclone e, nel preparare questa tavola, mi è occorso di rileggere quanto ebbi occasione di dire ai Fratelli simbolici che mi chiamarono a cosi difficile successione e ne sono rimasto profondamente impressionato.
Scrivevo infatti: "In questo momento storico nel quale, secondo certi mass media e larghi strati dell'opinione pubblica, riecheggiando non lontani ritornelli nazi-fascisti, la Massoneria viene paragonata ad una viscida e subdola piovra che l'insinua i suoi tentacoli in tutti i centri decisionali, economici, informativi del Paese e del mondo intero per l'asservirli ad oscure manovre eversive, non basta guardarci negli occhi sorridendo delle accuse nella consapevolezza della loro l'assoluta inconsistenza. Ancorché il tempo e la storia si siano sempre incaricati di fare chiarezza, non è lecito per noi l'attendere poiché l'oggi, con tutti i suoi problemi che urgono e si fanno ogni momento più drammatici, impone una reazione l'immediata soprattutto per non perdere credibilità presso i giovani.
"Siamo in una fase che potremmo definire di ripiegamento e ne intuiamo tutta la potenza disumanizzante che George Orwell aveva previsto lucidamente qualche decennio fa quando fissò nel 1984 l'anno della nostra schiavizzazione in forza di un malinteso progresso.
"Per fortuna, il mondo non è ancora giunto a traguardi così allucinanti, ma dobbiamo chiederci se ciò non sia dipeso dall'incessante lavoro di ricerca della verità, di revisione critica di qualsiasi forma di dogma, di dottrina, di semplice opinione che i Massoni di tutta la terra, uomini liberi e amanti della libertà altrui, hanno compiuto e compiono ogni giorno per rendere coscienti i popoli e gli individui della loro personalità, per aiutarli ad essere se stessi.
"E se rifletterete un momento sul perché di tanta rinnovata e indiscriminata persecuzione della nostra Istituzione specie in Italia, vi accorgerete agevolmente che chi si propone di assoggettare gli altri al proprio potere assoluto non può permettersi di lasciare dietro di sé oasi di pensiero indipendente che in breve gli solleverebbero contro gli oppressi. Questa e non altra è dunque la pericolosità della Massoneria, nutrita di autentico spirito democratico e perciò antagonista naturale di qualsiasi oligarchia, dittatura o semplice monopolio.
"Alla massoneria fedele ai Landmarks, al Rito Simbolico Italiano fedele ai Cinque Punti della Fratellanza, non interessa la potenza del numero né quella concentrata nelle mani di pochi, ma quella che deriva dal miglioramento reale della condizione umana non più esposta al ricatto del bisogno, della paura, ma affrancata dall'intolleranza, dall'odio, dall'ingiustizia, dalla schiavitù.
"Purtroppo i guasti di una martellante campagna diffamatoria sono suscettibili di annullare il lavoro diuturno e schivo di tanti ottimi Massoni e di allontanare ulteriormente da noi quei giovani che invece hanno sete di ideali e che noi abbiamo il dovere di avvicinare per mutuarne l'ansia di conoscenza, di purezza, di libertà e vivere con loro l'età più bella ed esaltante della nostra breve esistenza.
"La dilagante piaga della droga, dell'indifferenza, della disperazione, del materialismo arido costituisce oramai il problema dei problemi al quale si affiancano con non minore drammaticità quelli della fame, della schiavitù, del genocidio.
"Ed ecco il timore. Una Famiglia come la nostra, squassata da tante tempeste, incrinata all'interno da faide di gruppi per fortuna estranei al nostro Rito, disorientata tra il reagire duramente e il ripiegarsi su se stessa, protesa ora alla ricerca di uomini nuovi che ne riafferrino saldamente il timone, non è certamente nelle condizioni ideali per tornare alle origini. Curiosamente la questione morale, che dovrebbe essere l'obiettivo di sempre della Massoneria nella vita associata, viene agitata dai meno degni come esigenza di pulizia e di chiarezza proprio contro la Massoneria. E non pochi tra noi, dai principi tutt'altro che saldi, hanno timore di essere coinvolti in inchieste, giungono addirittura a negare la loro appartenenza all'Istituzione, fuggono dalla nave come i topi prima del naufragio, non hanno il coraggio delle proprie opinioni. D'altro canto, molti profani, alcuni per lo spirito di solidarietà che nasce verso i perseguitati, molti altri per curiosità o per mire di potenza o di aiuto, bussano alle porte dei nostri Templi 'andando così a colmare i vuoti. Ma non sfugge ad alcuno di voi il pericolo insito nell'uno e nell'altro fenomeno poiché proprio oggi diventa più difficile sceverare il bene dal male,  i puri dagli impuri. Di guisa che occorre essere più che mai guardinghi ed oculati e nel nostro modo di comportarci verso il mondo anche profano e nell'ammissione di neofiti e, in seno alla Famiglia, nell'attribuzione di cariche specie se impegnative per l'Istituzione".
Dieci anni dopo, queste parole potrebbero adattarsi perfettamente alla situazione odierna: nihil sub sole novi e non è necessario scomodare Giambattista Vico con i suoi corsi e ricorsi storici per constatare che in Italia la Massoneria costituisce la cartina di tornasole per verificare quando la Società è in crisi e, purtroppo, i tempi scorrono così veloci che ormai le crisi, soprattutto di valori, si susseguono a ritmo incalzante come fisiologiche filiazioni di situazioni isolate solo in apparenza ma ancora generatrici di guasti.
Nel 1982 ci sembrò giunto il momento di reagire vigorosamente ad una campagna così cieca e forsennata anzitutto riunendo le forze all'interno dell'Istituzione che minacciavano disgregarsi. Fu così che caldeggiammo e riuscimmo ad attuare un comitato di intesa tra i Riti e tra essi e l'Ordine che diede ottimi frutti sul piano della migliore conoscenza e comprensione reciproca in vista di una fattiva collaborazione con l'Ordine che doveva contare sulle forze migliori per affrontare la bufera imperversante. E ricorderete che tale fecondo spirito unitario ebbe modo di estrinsecarsi nell'elaborazione, approvazione e sottoscrizione dei Protocolli di riconoscimento tra l'Ordine e i singoli Riti dopo la intervenuta modifica della costituzione del G.O.I ..
Ma occorreva anche rivolgersi con coraggio al mondo esterno, miope, disinformato, diffidente, e l'unica arma di cui la Massoneria potesse, allora come oggi, disporre era ed è la cultura. Di qui l'idea di organizzare, con cadenza triennale, un Convegno internazionale incentrato nella rivisitazione del pensiero pitagorico.
Furono superate difficoltà notevoli - persino una denuncia alla Procura della Repubblica, ovviamente archiviata, da parte di un Rettore universitario al quale aveva provocato turbamento l'invio di qualche locandina di presentazione del Convegno e del bando, ad esso connesso, per una tesina universitaria sull'attualità del messaggio pitagorico - ma, alla fine, grazie all'apporto di illustri Fratelli ma anche di grandi Uomini di cultura del mondo profano, nel settembre 1984 decollò il primo Pitagora 2000 che costituì la nuova, quasi inattesa risposta dignitosa e qualificante alla canea di detrattori, che cominciarono a considerarci con maggior rispetto, tanto più che la Massoneria, ripreso coraggio, si lanciò nel filone culturale organizzando gli altrettanto memorabili Convegni su Massoneria e Letteratura, Massoneria e Musica, Massoneria ed Architettura e varie altre manifestazioni di alto livello che ci aiutarono a riscoprire le nostre radici ed a superare i momenti di sbandamento.
A tale opera positiva contribuirono poi gli altri convegni organizzati dal Rito Simbolico Italiano con largo consenso di studiosi e di pubblico, sempre sul filone pitagorico, il secondo nel 1987 su l'Uomo, la scienza e le dinamiche del potere, il terzo nel 1989-90 sulla Paideia e l'ultimo nel 1992 su Massoneria e società: una nuova etica per il Terzo Millennio.
Ma l'Idra di Lerna non era stata ancora decapitata totalmente perché, proprio all'indomani della commovente conclusione del IV Convegno (che vide per la prima volta, invitati da un Massone alla stessa Tavola rotonda, a discutere serenamente e costruttivameante sull'avvenire dell'Umanità autorevoli rappresentanti della religione cattolica, ebraica, protestante, musulmana-sufi e buddhista), i poliziotti - questa volta non più braccio armato del Regime, come nel 1925 quando misero a soqquadro Palazzo Giustiniani, ma esecutori di precisi mandati dell'Autorità Giudiziaria della Repubblica democratica si installavano a Villa Medici per avere i nominativi dei Massoni dapprima di alcune Regioni e poi di tutta Italia, atteso che dalle attività sospette di non pochi tra essi si poteva ricavare un coinvolgimento pernicioso di tutta l'Istituzione.
E' cronaca contemporanea la serie di perquisizioni e di sequestri che si susseguono in tutta la Penisola nei confronti di Massoni regolari e spuri alla ricerca di presunti cospiratori, affaristi, tangentocrati ed il ludibrio al quale la nostra Istituzione è stata ed è esposta da parte dei cosiddetti mezzi di informazione senza che le nostre deboli e non coordinate rettifiche abbiano l'effetto di ristabilire la verità o il nostro buon nome.
Lasciato, per motivi di salute nel settembre 1992, il maglietto della massima carica del Rito nelle mani dell'ottimo M.A. Luigi Manzo che sta proseguendo con entusiasmo e rinnovata energia ciò che mi è riuscito operare, con la collaborazione e l'abnegazione dei Fratelli simbolici, a beneficio dell'Istituzione tutta, ho ritenuto doveroso mettere ancora una volta la mia modesta esperienza professionale a disposizione dell'attuale Gran Maestro (così come feci per Battelli, Gamberini, Salvini e Corona) nelle drammatiche ore che la storia ci ha riserbato suggerendo una ferma e documentata risposta agli indiscriminati attacchi che piovono da ogni parte: in particolare, egli ha fatto propria la mia messa a fuoco nei confronti del Presidente della Repubblica e del C.S.M. del delicatissimo problema del c.d. doppio giuramento richiesto ai Giudici massoni.
Ma tutto ciò non basta perché la caccia alle streghe non si placa anche se altri squallidi avvenimenti nazionali e internazionali hanno momentaneamente distratto l'opinione pubblica ed è più che mai necessario raddoppiare la guardia.
Ancora una volta il Rito Simbolico Italiano, con un comunicato indirizzato, col consenso del Gran Maestro Di Bernardo, alla stampa il 14 novembre 1992, ha difeso i valori intramontabili della Massoneria e i tanti Fratelli illustri od oscuri che hanno creduto in essi concorrendo a fare l'Italia ed a salvaguardarne il prestigio e la credibilità, auspicando tuttavia la giusta ed esemplare punizione di coloro che saranno eventualmente riconosciuti colpevoli a seguito di un giusto e sereno processo.
Ma, evidentemente, non bastano le parole per allontare il novello ciclone che si è abbattuto su di noi. Occorrono i fatti che si concretano nei comportamenti di ciascuno di noi prima che dell'Istituzione.
Ed ecco il grande Pitagora a suggerirci la via. In uno dei famosi Versi aurei che gli si attribuiscono, egli predicava: "soprattutto abbi il massimo rispetto di Te stesso". Ed il vero Massone ed il Simbolico in particolare, deve sapere che, solo attraverso tale rispetto, che non significa egoistica e narcisistica contemplazione di sé, ma costante attenzione alla propria purificazione può scatuire il proprio perfezionamento e l'altrui redenzione. Sia dunque costante meta di ciascuno di noi porsi sempre più in alto nella scala di coloro che, nel costante esempio di una vita intemerata ed illuminata da disinteressato altruismo, in ogni tempo, costituiscono, sicuri punti di riferimento specie per i giovani così disorientati.
E, nell'ambito della nostra Officina, e delle Camere rituali, quando ci incontriamo, non ci stracciamo le vesti gridando il nostro avvilimento, il nostro sgomento, la nostra sfiducia anche nei nostri reggitori del momento, ma guardiamoci con vero cuore fraterno per dare e ricevere Amore, l'unica panacea contro tanta cattiveria e malevolenza. Se rifletteremo solo per un momento sulle più recondite ragioni di tanta avversione e dileggio da parte dei più vari stati sociali, ci accorgeremo che il mondo profano sostanzialmente ci rimprovera di aver tradito quegli ideali di pulizia, di rigore morale, di attenzione fattiva verso i mille problemi dell'Umanità e, perciò, come ai predicatori felloni, decreta la gogna e l'ostracismo.
Guardiamoci dunque nel profondo della coscienza per ricercare le autentiche ragioni dell'aver un giorno bussato alla porta del Tempio, e se non vi troveremo Amore, Abnegazione, Sacrificio, abbiamo il coraggio di metterci in sonno e la carità di non illudere i Fratelli né di abbindolare ingenui profani.
Da sempre la quantità si è malamente coniugata con la qualità e di questa verità i Simbolici sono stati sempre persuasi e fedeli interpreti, preferendo rimanere quella esigua minoranza che, seppur non troppo utile a fini elettorali, ha costituito, costituisce e continuerà a costituire la coscienza critica e costruttiva della Massoneria.
Questa ha bisogno, per sopravvivere e continuare a svolgere l'indispensabile ed insostituibile missione rivolta al miglioramento della condizione umana, di Uomini veri, onesti nelle intenzioni e nell'azione, amanti del Vero, del Bello, del Buono, che sappiano rivolgere con Pitagora lo sguardo da un lato alle stelle, ai numeri, alle armonie dell'Universo e dall'altro al pianeta Uomo nella sua realtà quotidiana in continua evoluzione. E tali Uomini, per fortuna, non mancano: debbono soltanto cercarsi ed unirsi in una catena indissolubile di unità di intenti.
Ecco dunque delineata l'origine storica, la figura, la ragione d'essere del nostro Rito e confido non aver troppo abusato della vostra pazienza e tolleranza, ma vorrete perdonare questa elegia di un inguaribile innamorato della Massoneria tout court .
Per dirla col Mattews, il primo mattino della Creazione ha scritto quel che si legge nel giorno del Giudizio.
E non appaia questa come vuota retorica dissociata dalla realtà quotidiana. Ché il Massone, ed il Simbolico in particolare, è uomo del suo tempo, conoscitore della problematica sociale senza fine che travaglia l'Umanità e lui stesso in quanto parte di essa. Egli approfondisce il contatto umano al di là e al di fuori della Loggia o della Camera Rituale, porta dappertutto il suo spirito costruttivo, equanime, positivamente conciliatore di opposte tendenze, smitizzando opportunamente tutte le inutili, subdole e distruttrici lusinghe del potere ed indirizzando la molla dell'ambizione verso il solo traguardo possibile che è quello della Conoscenza, matrice e garanzia di Libertà per tutti.

 

 

Virgilio Gaito 3.·.
Ex Ser.mo Presidente
Gran Maestro degli Architetti
del Rito Simbolico Italiano




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